Genti di Calabria è un atlante di geografia umana o una ricerca di antropologia sociale di un popolo dalla cultura millenaria che continua a lottare, anche, contro una condizione esistenziale violata dalle istituzioni politiche, religiose, economiche, criminose… è un vedere in trasparenza e riconoscere l’angelo sfigurato del destino che sovente travolge intelligenze appassionate e tentativi di riappropriazione delle proprie radici… noi siamo quello verso cui tendiamo la mano e un uomo è sempre il romanzo della propria confessione o indignazione… non c’importa nulla dell’orgoglio dei santi né della violenza dei profani… ciò che ogni giorno ci uccide non è la morte, ma l’indifferenza, la soggezione e la banalità della vita quotidiana. Essere contro è facile, “cantare” insieme la fine di lacrime secolari è la gioia in forma di poesia.
“Non sono sicuro di nulla, tranne della sacralità degli affetti del cuore e della verità dell’immaginazione. Ciò che l’Immaginazione coglie come Bellezza deve essere Verità.”
(John Keats)
La fotografia meridiana di Genti di Calabria è una filosofia della migrazione, dell’accoglienza, della fraternità, della condivisione e figura percorsi della contraddizione, della bellezza, della grazia nel “mare in mezzo alle terre” e nel mondo… è una cartografia di corpi in amore che cercano qualcuno che li accetti, porga loro vestimenti, spezzi il pane insieme ai loro bambini e più di ogni cosa che apra le porte della convivenza reale, pacifica tra gli uomini e le donne della terra. La fotografia meridiana fuoriesce da un’etica del comportamento, da
un’estetica antropologica dei sentimenti struccati e (fuori da ideologie, dottrine, mercati dei saperi) restituisce dignità e bellezza ai “ritrattati” che rifiutano l’eternità della miseria (della storia) vissuta come destino… nella bellezza c’è anche la giustizia, dicevano gli antichi greci… la libertà, come la bellezza, non si concede, ci si prende.
“Fin che l’uomo sfrutterà l’uomo, fin che l’umanità sarà divisa in padroni e servi,
non ci sarà né normalità né pace. La ragione di tutto il male del nostro tempo è qui.”
(Pier Paolo Pasolini)
Maestri del pensiero meridiano come Nietzsche, Junger, Braudel, Bourdieu,Matvejević, Camus o Pasolini ci hanno insegnato la cartografia umana della prossimità, il senso di accoglienza, di ospitalità e convivenza dovuto allo straniero che viene in cerca di un’esistenza meno feroce, più giusta, più umana… ci hanno insegnato che lo stupore del diverso da sé che diviene storia comune, è un messaggio di pace e di scambio, aiuta a valicare la soglia, la frontiera, il limite e l’ospitalità si trascolora in casa della meraviglia… ci hanno insegnato che da sempre l’erranza (migranti, profughi, sopravvissuti a guerre e miserie millenarie) culmina nel principio di ospitalità e le parole di Emmanuel Lévinas illuminano il cielo degli stupidi: “Laddove quel sono è un eccomi”. Si appartiene sempre a una costa, a un popolo o a una terra dove ciascuno è straniero a se stesso… ciascuno è naufrago dei propri sogni e dei propri desideri di fraternità tra le genti… ciascuno porta in sé l’uomo meridiano fatto di terra e di sale, e di rotte immaginarie verso la felicità… l’uomo meridiano è l’uomo che vive per la giustizia, il bene e la verità.
Vieni, entra. Fermati a casa mia, non ti chiedo come ti chiami, né da dove vieni o dove vai”
(Jacques Derrida, Anne Dufourmantelle)
Va’ dove il cuore ti porta: “Non sono gli uomini fatti per le istituzioni ma le istituzioni per gli uomini” (Jean Dechanet). Le cicogne, come il sorriso dei bambini, non conoscono frontiere, confini, divieti… la sola patria che ha valore universale è quella dell’umanità intera.
L’iconografia della bellezza che sta alla radice architetturale di Genti di Calabria, si fonda sulla visione utopica della libertà, dello scambio e del rispetto… la fotografia così fatta, assume su di sé la responsabilità per l’altro. È mettere l’altro al centro della propria attenzione. Nessuna persona è veramente libera di godere della bellezza se da qualche parte della terra
altri esseri umani sono privati della libertà. Dove c’è lo spirito d’amore dell’uomo per gli altri uomini, lì c’è la bellezza della libertà. La ricerca della felicità personale e sociale è nella bellezza che riusciamo a darci. E per la libertà, come per l’amore, non ci sono catene. “La bellezza salverà il mondo” (Fëdor M. Dostoevskij). La fotografia della bellezza — come ogni
cosa fatta in amore — non registra la realtà, la interpreta e la porta nella vita sognata degli angeli che diventa storia.
Fai di ogni lacrima una stella e dell’amore un fiore di vetro colorato che accompagna i tuoi sorrisi nel tempo. Consegna il tuo sogno alla sensualità delle anime belle e i tuoi silenzi inzuppati d’amore profumeranno di dolcezza e di rosa. Amare significa cambiare per qualcuno e insieme a qualcuno. L’amore viola i limiti della sofferenza per fiorire sui sorrisi della libertà.
L’amore si mostra solo all’amore. La surrealtà dell’amore afferra ciò che ci sfugge e insegna a lottare nella trasparenza dei sogni. Il coraggio di amare, significa vivere anche la diversità,
la sofferenza, la paura, la collera… accettare la solitudine di noi e tra noi che si fa vita.